La Commissione Europea dichiara incompatibili con il mercato interno 44 milioni di euro di aiuti concessi all'Autorità Portuale di Napoli
Lo scorso 20 settembre la Commissione Europea ha adottato due decisioni relative ad alcune misure agevolative concesse dallo Stato italiano all’Autorità Portuale di Napoli (di seguito l’“Autorità Portuale”), riconoscendo una parziale violazione della normativa europea in materia di aiuti di Stato.
Presupposto di fatto della misura in questione è la circostanza per cui, sulla base di un contratto di concessione datato 2004, tre dei bacini di carenaggio di proprietà statale presenti all’interno del porto di Napoli sono stati affidati per la durata di trent’anni a Cantieri del Mediterraneo (di seguito “CAMED”), impresa di riparazione navale. Secondo il contratto di concessione, inoltre, l’Autorità Portuale si è impegnata a portare a termine un progetto di ripristino e ristrutturazione dei bacini, per il quale ha ricevuto un finanziamento statale di oltre 44 milioni di euro sotto forma di sovvenzioni dirette provenienti dal bilancio nazionale italiano.
Stante la mancata notifica di siffatte sovvenzioni, nel giugno del 2016 la Commissione Europea ha avviato il procedimento di indagine formale di cui all’art. 108, par. 2, TFUE. Il sospetto, infatti, era che l’intervento pubblico volto al ripristino e alla ristrutturazione dei bacini concessi a CAMED potesse qualificarsi come aiuto di Stato: (i) sia a favore dell’Autorità Portuale, che avrebbe ricevuto un’agevolazione finanziaria non rimborsabile e priva di costi di finanziamento non conforme al criterio dell’investitore privato in un’economia di mercato; (ii) sia a vantaggio di CAMED, dal momento che sulla base degli accordi tra l’autorità portuale l’impresa avrebbe conseguito un vantaggio economico superiore alle normali condizioni di mercato, e ciò tanto nella sua qualità di gestore, grazie alla riduzione dei costi di ristrutturazione, quanto nella sua qualità di utente finale dell’infrastruttura, godedendo dell’utilizzo esclusivo dei bacini secondo un canone fisso non conforme all'aumento di valore economico degli stessi.
Con la decisione in commento, la Commissione ha definitivamente verificato l’incompatibilità con il mercato interno delle sovvenzioni concesse, che pertanto dovranno essere recuperate.
A margine della vicenda relativa ai bacini concessi a CAMED, e con separata decisione, la Commissione ha inoltre chiarito che non ha determinano il conferimento di un aiuto di Stato la riscossione tardiva dei canoni di concessione da parte dell’Autorità Portuale nei confronti di sette ulteriori concessionarie, operanti in qualità di imprese di riparazione navale, operatori di terminal e imprese di trasporto. Al riguardo, la Commissione ha infatti evidenziato che l’Autorità Portuale ha posto in essere numerose misure finalizzate alla riscossione, quali la richiesta di pagamento degli interessi di mora, la definizione di piani di pagamento rateale (comprensivi degli interessi per la ristrutturazione del debito) e l’avvio di procedure per annullare i contratti di concessione in caso di quantitativi significativi di canoni non pagati. La Commissione ha pertanto concluso che l'Autorità Portuale ha agito come un creditore di mercato diligente che ha cercato di massimizzare le proprie prospettive di riscossione, con l’effetto che la riscossione tardiva non ha configurato l’indebita concessione di un aiuto di Stato.
Per maggiori informazioni e per la consultazione della press release si rinvia al seguente link.